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l'amor pacifico. 183

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Un giorno, da un amico, a desinare
  Trovandosi invitati e messi accanto,
  Si vennero per caso a combaciare
  Colle spalle, co’ gomiti, con quanto
  Sempre (quando la seggiola non basta )
  S’arroteranno due di quella pasta.

L’ìndole, la scambievole pinguedine,
  La scintillaccia che madre Natura
  Pianta perfino in corpo alla torpedine,
  Il cibo, il caldo, e quell’arrotatura,
  Fece sentire alle nostre balene
  D’esser due cosi da volersi bene.

L’affetto stuzzicato ad ogni costo
  Volea provarsi a dire una parola;
  Ma scontrato dal fritto e dall’arrosto
  Restava lì strizzato a mezza gola:
  Intanto il desinare era finito
  Combattendo l’amore e l’appetito.

S’alzaron gli altri, ed ove si mesceva
  Il caffè tutti quanti erano andati;
  Quando gli amanti, dandosi di leva
  Co’ pugni sulla mensa appuntellati,
  In tre tempi, su su, venner ponzando,
  Soffiando, mugolando e tentennando.

Quando d’essere in piè fu ben sicuro,
  Taddeo porse alla bella un braccio grave;
  All’uscïo si puntò, si strinse al muro,
  E lì deposto il carico soave
  Nelle stanze di là la mandò sciolta,
  Chè bisognò passare uno alla volta.

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