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GINGILLINO.



PROLOGO.


Sandro, i nostri Padroni hanno per uso
  Di sceglier sempre tra i servi umilissimi
  Quanto di porco, d’infimo e d’ottuso
  Pullula negli Stati felicissimi:
  E poi tremano in corpo e fanno muso
  Quando, giunti alle strette, i Serenissimi
  Sentono al brontolar della bufera
  Che la ciurma è d’impaccio alla galera.

Ciurma sdraiata in vil prosopopea,
  Che il suo beato non far nulla ostenta,
  Gabba il salario e vanta la livrea,
  Sempre sfamata e sempre malcontenta.
  Dicasterica peste arciplebea,
  Che ci rode, ci guasta, ci tormenta
  E ci dà della polvere negli occhi,
  Grazie a’ governi degli scarabocchi.

Sempre l’uom non volgare e non infame
  O scavalcato o inutile si spense,
  O presto imbirbonì nel brulicame
  Dell’altre arpíe fameliche e melense.
  Così sente talor di reo letame
  L’erba gradita alle frugali mense,
  Così per verme che la fori al piede
  Languir la pianta ed intristir si vede.

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