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gingillino. 199

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» O benedetto te, che dalla culla
   » Se’ stato savio di dentro e di fuori;
   » Che non hai fatto nulla
   » Senza il permesso de’ Superïori,
   » Sempre abbassando la ragione e l’estro,
   » Sempre pensando a modo del maestro!

» Salve, o raro intelletto, o cor leale,
   » Che d’una fogna d’empi e d’arroganti
   » Te n’esci tale e quale,
   » Esci come venisti, e tiri avanti;
   » Vattene al premio che s’aspetta al giusto,
   » Della gran soma dottorale onusto.

» Comincia coll’esempio e coll’inchiostro
   » A difender l’altare a destra mano,
   » Ed a mancina il nostro
   » Dolce, amorevolissimo Sovrano:
   » Vattene, agnello pieno di talento,
   » Caro al presepio e al capo dell’armento.»

  All’apostrofe barocca
  Che con grande escandescenza
  Esalava dalla bocca
  Di quel mostro d’eloquenza,
  Gingillino andato in gloria
  Se n’uscía gonfio di boria
  Dal chiarissimo concilio
  Colla zucca in visibilio.
 
  Sulla porta un capannello
  D’onestissimi svagati,
  Un po’ lesti di cervello
  E perciò scomunicati,
  Con un piglio scolaresco
  Salutandolo in bernesco,
  Gli si mosser dietro dietro
  Canticchiando in questo metro:

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