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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Versi di Giuseppe Giusti.djvu{{padleft:224|3|0]]
Tibi quoque, tibi quoque
È concessa facoltà
Di potere in jure utroque
Gingillar l’umanità.
La manía di Sere Imbroglia,
Che nel cranio ti gorgoglia,
Ti rialza fuor di squadro
Il bernoccolo del ladro.
Che ti resta, che ti resta
D’uno sgobbo inconcludente
In quel nocciolo di testa,
Sepoltura della mente?
Ma se l’anima di stoppa
Se n’è tinta per la groppa,
Tanto basta, tanto basta
Per ficcar le mani in pasta.
Infilando la giornea
D’avvocato o di notaio,
Che t’importa la nomea
Se t’accomodi il fornaio?
Tu se’ nato a fare il bracco,
Il giannizzero, il cosacco,
E compensi il capo corto
Coll’andare a collo torto.
O pinzochero fiscale,
Ti si legge chiaro in viso
Che galoppi al Tribunale
Per la via del Paradiso;
E di più c’è stato detto
Che lavori di soffietto,
Devotissimo ab antico
Dell’Apostolo dal fico.