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214 gingillino.

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Briga più che tu puoi: sta sull’intese;
  Piglia quel che vien vien, pur di servire:
  Ma chiedi, chè la Botta che non chiese,
  Non ebbe coda: e poi devi capire,
  Che non sorrette dai nostri bisogni
  Le loro autorità sarebber sogni.

L’animo d’un Ministro, il mio e il tuo,
  Son press’a poco d’uno stesso intruglio:
  Dunque un Nebbione che non fa sul suo,
  E si può fare onor del sol di luglio,
  Nella sua dappocaggine pomposa,
  È quando crede di poter qualcosa.

Non ti sgomenti quel mar di discorsi,
  Quel traccheggiar la grazia al caso estremo,
  Quel nuvolo di se, di ma, di forsi,
  Quel solito vedremo, penseremo.....
  Eterno gergo, eterna pantomima
  Di queste zucche che tu vedi in cima.

Abbi per non saputo e per non visto
  Ogni mal garbo, ogni atto d’annoiato;
  Fingiti grullo come Papa Sisto,
  Se ti preme di giungere al papato:
  Il dolce pioverà dopo l’amaro,
  E l’importuno vincerà l’avaro. —

E Gingillino non intese a sordo
  Della Volpe fatidica il ricordo.
  Andò, si scappellò, s’inginocchiò,
  Si strisciò, si fregò, si strofinò;
  E soleggiato, vagliato, stacciato,
  Abburattato da Erode a Pilato,

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