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224 il sortilegio.

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Dunque tornando a noi, que’ montanari
  Fino alle scarpe avean data la via,
  Sognando negli spazi immaginari
  Di fare un buco in Depositeria.
  Di giocator, di prodighi e d’avari
  Oltre la borsa va la bramosia;
  E come chi più n’ha più ne vorrebbe,
  Chi più ne sciupa e più ne sciuperebbe.

Bazzicava lassù per que’ paesi
  Un di que’ rivenduglioli ambulanti,
  Che fan commercio a denari ripresi
  Di berretti, di scatole, di Santi,
  E di ferri da calze, e d’altri arnesi
  Quanti n’occorre per cucire, e quanti
  Ne porta in petto, al collo e sulla testa,
  La villana elegante il dì di festa.

Oltre a codeste bricciche, costui
  La sacca d’un gioiello avea provvista,
  Che tra le cose che giovano altrui
  Va messo per ossequio in capo lista;
  Cosa mirabilissima per cui
  Splende alla mente una seconda vista,
  Cosa che serve per tutti i bisogni;
  E questa perla era il Libro de’ Sogni.

La famosa Accademia del Cimento,
  L’Istituto di Francia e d’Inghilterra,
  È tutta roba di poco momento
  Appetto a quella che il gran libro serra.
  «Credete a chi n’ha fatto esperimento»
  Che quello è il primo libro della terra,
  Onde lo privilegia, e con ragione,
  La sacra e la profana Inquisizione.

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