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I sordi tramenii delle congiure,
  Il far da Gracco e da Robespierrino,
  È roba smessa, solite imposture
  Di birri, che ne fanno un botteghino.
  Questi Romanzi, la mi creda pure,
  Furono in voga al tempo di Pipino;
  Oggi si tratta d’una certa razza
  Che vuole Storia, e che le dice in piazza.

Sicchè, non sogni d’averla da fare
  Col Carbonaro, nè col Frammassone,
  Giacobino che voglia chiamare
  Chi vive al moccolin della ragione;
  Si tratta di doversela strigare
  Con una gente che non vuol Padrone;
  Padrone, intendo, del solito conio,
  Chè un po’ tarpati, e’ non sono il Demonio.

Dunque, Padrone no! L’ha scritto? O bravo!
  Padrone no! Sta bene e andiamo avanti:
  Repubblica, oramai, Tiranno, Schiavo,
  E altri nomi convulsi e stimolanti,
  Sì, lasciamoli là: giusto pensavo
  Che senza tante storie e senza tanti
  Giri, si può benone in due parole
  Tirar la somma di ciò che si vuole.

Scriva. Vogliam che ogni figlio d’Adamo
  Conti per uomo, e non vogliam Tedeschi:
  Vogliamo i Capi col capo; vogliamo
  Leggi e Governi, e non vogliam Tedeschi.
  Scriva. Vogliamo, tutti, quanti siamo,
  L’Italia, Italia, e non vogliam Tedeschi;
  Vogliam pagar di borsa e di cervello,
  E non vogliam Tedeschi: arrivedello.

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