< Pagina:Versi di Giuseppe Giusti.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

a gino capponi. 255

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Versi di Giuseppe Giusti.djvu{{padleft:279|3|0]]


E chi sei tu che il libero flagello
  Ruoti, accennando duramente il vero,
  E che parco di lode al buono e al bello,
  Amaro carme intuoni a vitupero?
  Cogliesti tu, seguendo il tuo modello,
  Il segreto dell’arte e il ministero?
  Diradicasti da te stesso in pria
  E la vana superbia e la follia,
  Tu che rampogni, e altrui mostri il sentiero?

Allor di duol compunto, sospirando,
  De’ miei pensieri il freno a me raccolgo;
  E ripetendo il dove, il come, il quando,
  La breve istoria mia volgo e rivolgo.
  Ahi del passato l’orme ricalcando
  Di mille spine un fior misero colgo!
  Sdegnoso dell’error d’error macchiato,
  Or mi sento co’ pochi alto levato,
  Ora giù caddi e vaneggiai col volgo!

Misero sdegno, che mi spiri solo,
  Di te si stanca e si rattrista il core!
  O farfalletta che rallegri il volo,
  Posandoti per via di fiore in fiore,
  E tu che sempre vai, mesto usignolo,
  Di bosco in bosco cantando d’amore,
  Delle vostre dolcezze al paragone,
  In quanta guerra di pensier mi pone
  Questo che par sorriso ed è dolore!

Oltre la nube che mi cerchia e in seno
  Agita i venti e i fulmini dell’ira,
  A più largo orizzonte, a più sereno
  Cielo, a più lieto vol l’animo aspira,
  Ove congiunti con libero freno
  1 forti canti alla pietosa lira,
  Di feconda armonia l’etere suoni,
  E sian gl’inni di lode acuti sproni
  Alla virtù che tanto si sospira.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.