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256 a gino capponi.

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O Gino mio, se a te questo segreto
  Conflitto della mente io non celai,
  Quando accusar del canto o mesto o lieto
  In me la nota o la cagione udrai,
  Narra quel forte palpito inquïeto,
  Tu che in altrui l’intendi e in te lo sai,
  Di quei che acceso alla beltà del vero
  Un raggio se ne sente nel pensiero,
  E ognor lo segue e non lo giunge mai.

£ anch’io quell’ardua immagine dell’arte,
  Che al genio è donna e figlia è di natura,
  £ in parte ha forma dalla madre, in parte
  Di più alto esemplar rende figura;
  Come l’amante che non si diparte
  Da quella che d’amor più l’assecura,
  Vagheggio, inteso a migliorar me stesso,
  £ d’innovarmi nel pudico amplesso
  La trepida speranza ancor mi dura.

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