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STORIA CONTEMPORANEA.



Nel marzo andato, un asino di spia,
  Fissato il chiodo in certa paternale
  Buscata a conto di poltroneria,
  Fu rinchiuso per matto allo spedale.
  Dopo se’ mesi e più di frenesia,
  Ripreso lume e svaporato il male,
  Tornò di schiena al solito mestiere
  Per questa noia di mangiare e bere.

Si butta a girellar per la città,
  S’imbuca ne’ Caffè, nell’Osterie,
  E sente tutti di qua e di là,
  — Saette a’ birri, saette alle spie,
  Popolo, Italia, Unione, Libertà,
  Morte a Tedeschi, — ed altre porcherie;
  Porcherie per orecchi come i suoi
  Quasi puliti dal trentuno in poi.

Corpo di Giuda! che faccenda è questa?
  Dicea tra sè quel povero soffione;
  O io vagello sempre colla testa,
  O qui vanno i dementi a processione.
  Basta, meglio così: così alla lesta,
  Senza ficcarmi o star qui di piantone,
  Vado, m’affaccio sulla via maestra,
  E sbrigo il fatto mio dalla finestra.

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