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Scosso e ravvisto del comune inganno
  Che avvolse Europa in tenebroso arcano,
  Lei risaluta il Franco e l’Alemanno,
  L’Anglo e l’Ispano;

E un agitarsi, un franger di ritorte,
  Una voce dal Ciel per tutto udita
  Che riscuote i sepolcri, e dalla morte
  Desta la vita.

E in Te speranza alla Toscana Gente
  Del Quinto Carlo dagli eredi uscío;
  Rinasce il Giglio che stirpò Clemente,
  Diletto a Pio.

Al culto antico di quel santo stelo
  Della lìbera Italia ultimo seme,
  Di Re dovere e cittadino zelo
  Muovano insieme.

Già da Firenze il fior desiderato
  Andò, simbol di pace e di riscatto,
  Di terra in terra accolto e ricambiato
  Nel dì del patto,

Che ogni altro patto vincerà d’assai
  Mille volte giurato e mille infranto.
  Signor, pensa quel dì! Versasti mai
  Più dolce pianto?

E noi piangemmo, e lacrime d’amore
  Padre si ricambiâr, figli e fratelli:
  Quel pianto che finì tanto dolore
  Nessun cancelli.

Ed or che a noi per nuovo atto immortale
  La tua benignità si disasconde,
  E n’avesti dal Serchio al crin regale
  Debita fronde,

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