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312 dello scrivere per le gazzette.

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Reggi all’usato termine
  La mano e la parola,
  Quando in argute pagine
  Caldo il pensier mi vola,
  Quando in civile arringo
  La combattuta patria
  A sostener m’accingo.

Teco in aperta insidia
  O in pubblico bordello
  Dell’adulato popolo
  Non mi farò sgabello,
  All’amico le gote
  Non segnerò col bacio
  Di Giuda Iscariote.

Dell’orgia, ove frenetica
  Licenza osa e schiamazza,
  Con alta verecondia
  Respingerò la tazza.
  Con verecondia eguale
  Respinsi un tempo i calici
  Di Circe in regie sale.

O veneranda Italia,
  Sempre al tuo santo nome
  Religioso brivido
  Il cor mi scosse, come
  Nomando un caro obietto
  Lega le labbra il trepido
  E reverente affetto.

Povera Madre! Il gaudio
  Vano, i superbi vanti,
  Le garrule discordie,
  Perdona ai figli erranti;
  Perdona a me le amare
  Dubbiezze, e il labbro attonito
  Nelle fraterne gare.

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