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A UNO SCRITTORE DI SATIRE IN GALA.


Satirico chiarissimo, lo stile
  Vorrai forbire, e colla dotta gente
  Rivaleggiar di chiarissima bile?

Vorrai di porcherie, tenute a mente
  Spogliando Fiacco, Persio e Giovenale,
  Latinizzare il secolo presente?

Vorrai di greco e di biblico sale
  Salare idee pescate alla rinfusa,
  E barba di cassone e di scaffale?

Farai tronfiare e declamar la Musa
  Stitica sempre, sempre a corde tese,
  Sempre in cerchio retorico rinchiusa?

Oh di che razza di muggir cortese
  Muggiscono per tutto in tuo favore
  Tutte l’Arcadie del nostro paese!

Tu del cervello altrui lucidatore?
  Libero ingegno, insaccherai nel branco
  Del servo pecorame imitatore?

Vedi piuttosto di chiamare a banco
  I vizi del tuo popolo in toscano:
  Di chiamar nero il nero e bianco il bianco;

E di pigliare arditamente in mano
  Il dizionario che ti suona in bocca,
  Che, se non altro, è schietto e paesano.

Curar l’altrui magagne a noi non tocca:
  Quando nel vicinato ardon le mura,
  Ognuno a casa sua porti la brocca.

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