< Pagina:Versi di Giuseppe Giusti.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

all'amica lontana. 11

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Versi di Giuseppe Giusti.djvu{{padleft:35|3|0]]


Se il venticel con leggerissim’ala
  Increspa l'onda che lieve t’accoglie,
  27E sussurrando esala
  Intorno a te dei fiori e delle foglie
  Il balsamo, rapito
  30Lunge ai pomarii dell’opposto lito;

Dirai: quest’onda che si lagna, e questo
  Acre commosso da soave fiato.
  33Un detto, un pensier mesto
  Sarà del giovinetto innamorato,
  Cui deserta e sgradita
  36Non divisa con me fugge la vita.

Quando sull’onda il turbine imperversa
  Alti spingendo al lido i flutti amari,
  39E oscurità si versa
  Sull'ampia solitudine dei mari,
  Guardando da lontano
  42L’ira e i perigli del ceruleo piano;

Pensa, o cara, che in me rugge sovente
  Di mille e mille affetti egual procella:
  45Ma se l’aere fremente
  Raggio dirada di benigna stella,
  È il tuo sereno aspetto
  48Che reca pace all'agitato petto.

Anch’io mesto vagando all’Arno in riva,
  Teco parlo e deliro, e veder parmi
  51Come persona viva
  Te muover dolcemente a consolarmi:
  Riscosso alla tua voce
  54Nell’imo petto il cor balza veloce.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.