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ALLA MEMORIA DELL’AMICO CARLO FALUGI.

ELEGIA.



Anch’io del Tempio fra i devoti marmi
  Dunque l’estremo vale intuonar deggio
  Al dolce amico con pietosi carmi?

Sacra è l’opra, ma tal che ben m’avveggio
  Che saggio avvisa quei che della vita
  Non cura i mali, perchè teme il peggio.

Dalla pura sorgente dipartita,
  L’alma si veste del caduco limo
  Onde la dritta via spesso è smarrita.

Indi sazia sdegnando il tristo ed imo
  Loco d’esiglio, qual sottil vapore,
  Lieta si riconduce al centro primo.

Allor perdono i sensi ogni vigore,
  E la fragile spoglia, a cui vien manco
  Virtù motrice, illanguidisce e muore.

Giunge di tacit’ali armata il fianco
  L’età fugace, e balda in suo diritto
  Sperde ciò che riman del cener stanco.

Ma impressa nella mente dell’afflitto
  La memoria riman dei cari estinti,
  Nè valgon gli anni a cancellar lo scritto.

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