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18 | lo stivale. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Versi di Giuseppe Giusti.djvu{{padleft:42|3|0]]
Ballottato così di mano in mano,
Da una fitta d’arpie preso di mira,
87Ebbi a soffrire un Gallo e un Catalano
Che si messero a fare a tira tira:
Alfin fu Don Chisciotte il fortunato,
90Ma gli rimasi rotto e sbertucciato.
Chi m’ha veduto in piede a lui, mi dice
Che lo Spagnolo mi portò malissimo:
93M’insafardò di morchia e di vernice,
Chiarissimo fui detto ed illustrissimo;
Ma di sottecche adoperò la lima
96E mi lasciò più sbrendoli di prima.
A mezza gamba, di color vermiglio,
Per segno di grandezza e per memoria,
99M’era rimasto solamente un Giglio:
Ma un Papa mulo, il Diavol l’abbia in gloria,
Ai Barbari lo diè, con questo patto
102Di farne una corona a un suo mulatto.
Da quel momento, ognuno in santa pace
La lesina menando e la tanaglia,
105Cascai dalla padella nella brace:
Vicerè, birri, e simile canaglia
Mi fecero angheríe di nuova idea.
108Et diviserunt vestimenta mea.
Così passato d’una in altra zampa
D’animalacci zotici e sversati;
111Venne a mancare in me la vecchia stampa
Di quei piedi diritti e ben piantati,
Co’ quali, senza andar mai di traverso,
114Il gran giro compiei dell’universo.