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Ballottato così di mano in mano,
  Da una fitta d’arpie preso di mira,
  87Ebbi a soffrire un Gallo e un Catalano
  Che si messero a fare a tira tira:
  Alfin fu Don Chisciotte il fortunato,
  90Ma gli rimasi rotto e sbertucciato.

Chi m’ha veduto in piede a lui, mi dice
  Che lo Spagnolo mi portò malissimo:
  93M’insafardò di morchia e di vernice,
  Chiarissimo fui detto ed illustrissimo;
  Ma di sottecche adoperò la lima
  96E mi lasciò più sbrendoli di prima.

A mezza gamba, di color vermiglio,
  Per segno di grandezza e per memoria,
  99M’era rimasto solamente un Giglio:
  Ma un Papa mulo, il Diavol l’abbia in gloria,
  Ai Barbari lo diè, con questo patto
  102Di farne una corona a un suo mulatto.

Da quel momento, ognuno in santa pace
  La lesina menando e la tanaglia,
  105Cascai dalla padella nella brace:
  Vicerè, birri, e simile canaglia
  Mi fecero angheríe di nuova idea.
  108Et diviserunt vestimenta mea.

Così passato d’una in altra zampa
  D’animalacci zotici e sversati;
  111Venne a mancare in me la vecchia stampa
  Di quei piedi diritti e ben piantati,
  Co’ quali, senza andar mai di traverso,
  114Il gran giro compiei dell’universo.

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