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brindisi. 27

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Che nel silenzio
  D’un nome nullo,
  Per fare strepito
  Fanno il Lucullo;

Sono ammennicoli
  E spampanate
  Di certe anonime
  Birbe dorate,

Che tra noi ronzano
  Alla giornata
  Come gli opuscoli
  Di falsa data;

E così tentano
  Turar la bocca
  Sopra un’origine
  Lercia o pitocca.

Oppur son cabale
  Da rifiniti,
  Che alla vigilia
  D’andar falliti,

Si danno l’aria
  Dell’uomo grande,
  Che ha l’oro a staia,
  Che spende e spande.

Qui non si veggono
  Fin sulla scala
  Tappeti, fronzoli,
  Livree di gala;

Nè di risparmio
  Bizzarro impasto
  Sotto i magnifici
  Fumi del fasto,

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