< Pagina:Versi di Giuseppe Giusti.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
48

la vestizione.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Versi di Giuseppe Giusti.djvu{{padleft:72|3|0]]


  E diceano: un mercatino
  Che il paese ha messo a rubba,
  Un vilissimo facchino
  Si nobilita la giubba,
  E dal banco salta fuori
  A impancarsi co’ Signori?

  Si vedrà dunque un figuro,
  Nato al fango e al letamaio,
  Intorbare il sangue puro
  Col suo sangue bottegaio?
  E farà questo plebeo
  Tanto insulto al Galateo?

  Usuraj crucesignati
  Che si comprano di lei,
  Tra i patrizi scavalcati
  Passeranno in tiro a sei
  A esalar l’anima ciuca
  A sinistra del Granduca?

  Rifiniti dal mestiere,
  C’è chi paga i Ciambellani
  Con un calcio nel sedere;
  E rifà di pelacani,
  Che il delitto insignorì,
  Il vivaio dei Balì.

  E di più, ridotto a zero
  Il patrizio è condannato
  A succhiarsi il vitupero
  Di vestir chi l’ha spogliato,
  A ridursi sulla paglia
  Per far largo alla canaglia.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.