< Pagina:Versi di Giuseppe Giusti.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
64

per il primo congresso dei dotti.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Versi di Giuseppe Giusti.djvu{{padleft:88|3|0]]


Se la stessa teoria
  Segue, salvo l’eresia,
  Il morale e il fisico;

Anco il lume di ragione,
  Per virtù dì riflessione,
  Cresce e si moltiplica.

E siccome a chi governa
  È nemica la lanterna
  Che portò Dïogene,

Dal mio Stato felicissimo
  (Che per grazia dell’Altissimo
  Serbo nelle tenebre)

Imporrò con un decreto
  Che chi puzza d’alfabeto
  Torni indietro subito;

E proseguano il viaggio,
  Purchè paghino il pedaggio,
  Solamente gli asini.

Ma quel matto di Granduca
  Di tener la gente ciuca
  Non conosce il bandolo.

Qualche birba lo consiglia;
  O il mestare è di famiglia
  Vizio ereditario.

Guardi me che so il mestiere,
  E che faccio il mio dovere
  Propagando gli ebeti.

Per antidoto al progresso,
  Al mio popolo ho concesso
  Di non saper leggere.

Educato all’ignoranza,
  Serva, paghi, e me n’avanza:
  Regnerò con comodo.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.