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(VII.)

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Il vasto moto de le umane cose,
90Le quai van come alta cagion suprema,
De i lati Mari, e de’ stellati Cieli,
De le Terre Signora, e degli Abissi
Giusta, e possente, e del futuro certa,
Ne i gran Decreti suoi prescrive, e segna.
95Teco porti l’intatta Fè velata
Di schietto ammanto, e più che neve puro,
Che macchiarsi paventa, aurea Virtude,
Cui vanno avanti gli onorati Genj,
E candide promesse, e i fermi patti,
100E i giuramenti, che mentir non sanno.
Teco Prudenza, che d’un occhio guarda
Le andate cose, e l’avvenir d’un’altro,
E frenando i desir, che ne lor ciechi
Impeti primi mai non disser vero,
105Fatti, e consigli a le stagioni adatta
Ad arte pigra, e da le incaute menti
Spesso derisa, finché il buon successo
Folgoreggiando d’improvvisa luce
Le venga a fianco, e a lei recando lode
110Le mal intese sue dimore assolva.
Teco quell’altre, che con lor congiunte


Van

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