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(IX.)

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135Che mal disgiunse l’ingannata Turba
D’error maestra, e di ragion nemica,
Ne givan liete, e più che mai concordi
Ad onta del furor godean vegliando
Sul comun bene ribaciarsi in fronte.
140Pur Ella Teco da noi torse il piede,
E noi lasciò, come repente in mezzo
A seura notte d’intricata selva
Fra gli ambigui sentier, pavido incerto
Pellegrin lascia, e fra maligne nubi
145Luna nasconde il bell’argenteo raggio
Scorta de i passi, e de la via conforto.
E lo sapran l’altre Città, che un tempo
Pendean ne i dubbj lor da’ tuoi consigli,
E questa tua per Te nomata tanto
150Patria Contrada guarderan, qual pianta
Defforme, e scema del più nobil ramo,
E che non vede altro spuntarne uguale
Riparator del danno. Io non Ti voglio
Lungamente mostrar, come coperte
155Di tacito squallor l’alme Pareti,
Che in tua Magione a i miglior usi elette
D’aurei Volumi, e di erudite carte


B Tut-

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