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(XXXIV.) |
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Sorgon rampolli a riparar possenti
I lunghi danni de l’annoso tronco,
45Solo restavi del tuo nobil sangue
Pregiato avanzo; ed a Te nova vita
Ne i buon Nepoti omai chiedean pensose
Laggiù fra i Mirti de l’Elisia Valle
L’Ombre de gli Avi Tuoi, che chiari rese
50Gemmata Mitra, e bellicosa spada.
Libero intanto Tu dal bel legame
Condur godevi fra leggiadre cure,
L’allegra gioventù, di cui non hanno,
Credilo a me, dono miglior gli Dei.
55Tu ne i fertili Autunni, allorchè spuma
Di largo mosto, e di protervo riso
La festosa Vendemmia empie le Ville,
Sciolto ten givi a riveder le pingui,
Colte Campagne, da Colui nomate,
60Che contro lo squamoso, immenso Mostro,
Viva peste dei campi, armato corse
Su l’ardente cavallo, e ne l’orrenda
Gola confisse l’invincibil0 Asta,
Ch’ or su le stelle, che a i guerrier del Cielo
65Fan pavimento, folgorar si vede.
Bel- |
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