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(XXXIX.)

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  A i bei lavori, ed a i femminei studj
  Non ha Minerva, ove o Costei le tele
  160Pinga con 1’ago, o per gentil diporto
  Tratti le molli sete, o i bianchi lini,
  Che a l’Italiche Nuore ardito porta
  Olandese Nocchier su negro abete.
  Fà, ch’Ella poi di colorir s’ingegni
  165In breve carta con pennello industre
  La difficil de i fior natia vaghezza,
  Dirai, che al paragon rose sì elette,
  Benchè d’eterni zefiri gioisca,
  Metter non può l’Amatuntea pendice.
  170Per Lei Tu in Cirra lungo il dotto fonte,
  Concesso a pochi, che con fausto viso
  Nascer mirò Melpomene divina,
  Sedendo stai del suo gran Padre a fianco,
  Cigno animoso, che con franche piume
  175Su ’l Taro s’erge, e fra gli Dei si mesce.
  Tu seco il nome, e seco unisci gli Avi,
  Seco i sudor Dircei, seco dividi
  L’Etrusca lira, e 1’onerato alloro.
Oh! dal seggio di Giove, ov’ Ella regna,
  180Odami l’alta Giuno, a cui fur date


Le

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