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(LI.) |
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E qual più sà, sempre su l’opre mie
20Versa amaro venen da l’empio labbro,
Io resterò da l’onorata impresa?
Se me dolente, e de i miglior nemica
Con incessante, non placabil morso
Non percotesse invidia, io forse quella
25Avrei sul crin treccia d’eterno lauro,
O questa, che da terra alto mi leva
Sopra gli anni, e l’obblio, Ligure Cigno,
D: perenne favor aura feconda?
Mordami l’infelice, e sul mio nome
30Dolgasi eternamente: Io di lei sento
Pietà, che in gentil cor mai non vien meno
So grado ad essa, che le vie d’onore
Correr mi fa con più veloci passi,
Come pungente spron, se tocca il fianco
35D’abil corsier, fa, che da l’ampie nari
Vivo spirando impaziente foco
Rapidissimo mova, e vinte lasci
Dietro il fervido piè l’aure seguaci.
Dunque fra le mie dita, amabil pregio,
40Dolce conforto mio, dolce fatica,
Vieni in questo buon dì, cetra diletta:
G 2 | Vie- |
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