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(LIII.) |
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65Di sublime parlar, quanti mai sete
Toscani Cigni a questa età concessi,
Udite a quali oggi lodate cose
Serbansi i sudor vostri, i vostri carmi.
Semplice figlia, che 1’avvolto lino
70Sa trar sedendo sul girato fuso,
O punger d’ago le segnate tele,
Se marital per lei talamo s’orna,
Da voi si dee cantar, da voi si dee
Per essa andar ne l’avvenire incerto,
75E con augurj , che a produr son presti
I difficili Eroi, far, che tra poco
Rinasca un novo Ulisse, un novo Achille.
Vostra egregia fatica anco dee farsi
Garzon da l’Alpi a la Città disceso,
80Orrido al par de le materne querce,
Che per desio di mutar Cielo, e sorte
Te prende a coltivar, Temi severa,
Che sol del giusto insegnatrice in Delfo
Nome, e culto di Dea, delubro, ed ara
85Degna dei Voti de’ Mortali avesti:
O si rivolge a Te, de l’arti mute
Primo inventor, che 1’Epidauria piaggia,
Di |
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