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(III.)

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AL SIG. CO: ARTASERSE BAJARDI


Sopra la di lui lontananza dalla Patria.


D
A la sempre frondosa arbor vivace

Già dolce pena, ed or sott’altre forme
Cara al divino Apollo ombra, e ghirlanda
Non mai più volentier questa ritolsi
5Soave cetra, che in mia man talora
Con felice ardimento i modi, e il suono
Del mio buon Savonese emola tenta.
Ben sordo a le sue note il Vulgo ignaro
Rado intese, e non mai qual sìeda, e dentro
10I sacri ornati carmi alto s’avvolga
Saper, che ad arte a gli occhi suoi si vela;
E ben sovente con profana lingua
Folle accusar s’udio l’aurea, ch’io parlo,
Favella, che in Ciel parlano gli Dei:
15Ma perche basso sguardo indarno cerchi,
Nè veggia, come in preziosa pietra
Lucido parto d’Eritrea Conchiglia
Purghi, ed affini, e in dure tempre stringa
Saggia Natura le cadenti stille,


A 2 Che

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