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(LXXIII.)

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  E più insieme piacesse a i secol tardi,
  Non abbiam forse, chi maggior gli acquisti
  Presso Te pregio, e i tuoi desiri adempia?
  110Queste tue lodi in quel solenne giorno
  Quando in orrevol cerchio a Te fur date,
  Qual per sangue vetusto, e qual per cento
  Doti di saggio cor, di nobil alma,
  Sacro insigne Pastor, non ebber fausto
  115Giudice, e Spettator? Divo, tu sai,
  Che questi estremi accenti a Te memoria
  Fan del sublime Marazzani egregio,
  Viva stella del Taro, onor di Trebbia,
  Che di gemmate bende il crin velato,
  120Poiché feo tutto ingentilir d’affetti,
  Fiorir d’opre, e costumi, e sul buon calle
  Placidi gir tra suoi divini esempli
  Noi, suo diletto, avventuroso gregge,
  Perche a i miglior suoi di nulla negletto,
  125Nulla non degno del suo chiaro Nome,
  Nulla restasse disadorno, e voto
  De lo splendor de’ suoi pensieri augusti,
  Queste, sua Sede, Pontificie Mura,
  Di trista, e lunga assai vecchiezza carche,


K Cor-

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