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(LXXXV.)

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Lassa! sopravvivendo a pianger resti.
Però sebbben Torrente allor, che spuma
Precipitoso, e doppie sponde, e doppi
Argini impaziente urtando atterra
70Umana possa invan travolger tenta,
Pur ove scemi la volubil Piena,
Il doma sì, che tien rispetto, e fede
Ed a la colta, e a la non colta piaggia:
Non io del tuo dolor frenar tentai
75Gl’impeti primi, ne il piacer ti tolsi,
Che provan nel lor pianto gl’infelici.
Ebbe pietà il suo dritto, ebbel Natura;
Or se ’1 abbia ragion. Serena il ciglio,
T’accheta, e in pace al tuo destin consenti.
80Colui, che piangi, queste inferme cose
Carco di pregi, e di memoria degno
Cangiò con le immortali, ed or sul Cielo
Sotto il candido piè si mira il Sole,
E gli aurei cerchi, e i lumi erranti, e i fissi
85E se pur ver Piacenza un vivo ardente
Sguardo volge talor, con noi s’adira,
Che piangiam sua ventura, e andiam per cruo
E tempestoso Mar fra densa nebbia


D'in-

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