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ode di m. rapisardi

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Era sol con la cetra, altro tesoro
  Al mondo ei non avea.
E assiso all’ombra dell’aeree piante,
Cui da ferro giammai non venne insulto
75Ai ferrei cori suadea le sante
  Leggi e de’ campi il culto.
Lasciati allora i biechi antri e il dispetto
Che di sangue imbevea le glebe avare,
Corser le proli al socïal banchetto,
  80Statuîr nozze ed are.
Ubbidiente da l’aperto solco
L’oro sgorgò de le feconde spiche;
In commercio gentil mutò il bifolco
  Onesti usi e fatiche.
85Sceso dal pelio giogo al mar profondo,
Sfidò gli eolj nembi il vacuo pino;
E in civile armonìa fu stretto il mondo
  Dal casto inno divino.


(1867.)
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