Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
111 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.djvu{{padleft:123|3|0]]mi filosofi, e però avuto in grande onore presso quasi tutte le nazioni del mondo, come testè abbiam detto, finalmente prescelse la vita solitaria, come la più adattabile a siffatti studi di umanità, e divine cose. Laonde negletti tutti gli altri onori, e le mondane pompe, ridussesi a menare ozî tranquilli nei colli Euganei, non più di dieci miglia discosti da Padova dove piccola casa, per istar solo, costruì; alcuni oliveti, e poche vigne di poco costo vi aggiunse. In questo luogo sí opportuno, ed acconcio ai suoi studi sino al termine della vita più attentamente versatosi, molte cose scrisse; delle quali tutte pria che facciam ricordanza, stimiamo cosa più satisfacente, per poco intrattenerci sulla forma e disposizion del corpo, e su i privati costumi di lui.
Dicesi essere stato di aspetto sí bello, che in ogni tempo della sua vita ei mostrò una certa aria di maestà. Dappoichè oltre la singolare vaghezza del corpo, oltre un viso ilare misto a gravità, e l’alta statura, così era ben fatto, che appresentavasi a quei, che il miravano, in aspetto censorio, e dignitoso. Alla natural gravità aggiungneva altresì prematura canizie nell’adolescenza: il che sebbene ei dapprima a mal grado sofferisse, pure sè stesso racconsolava di esempi di uomini illustri, ai quali ancor giovanetti questo stesso era avvenuto. Perchè di Numa il bianco mento, del giovane Virgilio più candida la barba, di Domiziano adolescente