< Pagina:Vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

t

vetusti codici, ! quali e Vairone, e Cicerone, ed altri uomini dòttissimi , conosceva , aver traman- dato un tempo a la posterità. Quindi tra i Belgi, è gli Svizzeri, siccome egli attesta, in età di anni venticinque, accuratamente gli andava ricercando: dove oltre Pepatole,-e talune orazioni di’Cicero* ne , quei due libri famosi di lui intorno alla glo- ria, quasi nello stremo angolo della Germania na- scosti , dopo molli stenti finalmente trovatili , gli stenebrò. E questi ai suoi coetanei per sua special diligenza restituiti, non so abbastanza, maraviglia- re di ciò , che per loro incuria a noi furono in- volati. Nè questo ancóra bastò a satisfare in parte la sua sempre insaziabile bramosia di leggere. Che anzi venne in desiderio di apparar lingua greca, in quel tempo affatto ■ nuova, e peregrina , e per cosi dire , dallAItalia molto aliena ; affinchè per la gran copia de’ libri greci soddisfacesse a la sua ^ grande avidità di leggere ; mentre per la cotidiana perpetua lettura de* latini volumi non poteva sbra- marsene. Ond’egli il primo cominciò a farsi istrui- re nel greco da Barlaamo monaco di lettere gre- che assai perito ,«o piutosto singolarmente dottis- simo, imitato cosi il severo Catone , che non ar- rossì di apparar greche lettere nella vecchiezza fxi). In cotai studi di straniere le ti ere moltissimo, co- me opino, avria profittato per 1’ eccellenza singo- * ]ar * dell’ingegno , e della memoria a somma di- ligenza congiunta , se morte impronta del sum-

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.