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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.djvu{{padleft:155|3|0]]dell’età sua, tempo nel quale nè di per sé, nè per altri capir poteva i poeti, ed i poemi, che anzi avea appena i primi elementi delle lettere apparato, cosa mirabile! alcune favolette compose. E quel ch’ è più egli prima che potesse intendere i poemi era per la natural sua disposizione ad inventare, da tutti comunemente salutato poeta. E poco stante, già quasi provetto, e fatto di mio dritto, ei dice, mica non esitai d’internarmi nei poeti soltanto, senza consiglio di alcuno, o persuasiva di dottore; anzi riluttando il padre, e frivoli, e vsni siffatti studi giudicando: nè dubito, che, se dalla prima fiorente età questi stessi studi de’ poeti avessi coltivato, non sarei all’ ultimo divenuto un de' più celebri vati. Tali cose esser da lui stesso profferite, sappiamo, per mostrare più chiaramente ai posteri quanto ei veniva inchinevole per natura alla poesia.
A questi grandi stadi dunque, tralasciati quei di altre arti, si assiduamente applicò l’animo, che sebbene molte altre cose, assali gli andassero a genio, oltre i poemi, nondimanco tutt’altro messo da banda, a la sola poesia si addiede. Ascoltò di certo alcuni anni le mattematiche lezioni sotto Andatone Genovese, uomo più che ogni altro in quel tempo nelle arti peritissimo. I santi libri della sacra scrittura più volentieri, e avidamente tutti leggendo trascorse. E comunque queste cose avesse con gran piacimento letto, poscia ritenuto soltanto lo studio de’ poeti, tutto altro lasciò in abbandono.