< Pagina:Vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

5

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.djvu{{padleft:17|3|0]]infinite stragi ai Romani inflitte prima dai Goti, poi dai Vandali, infine dai Goti reiterate; ovvero trasmesso da Carlo Imperador dei Romani, che seguì il loro antico rito; tuttavia di certo si crede per ciò che sta scritto, essere lui stato in Firenze. Dappoichè i Romani già da gran tempo avean sofferto da quei barbari testè rammentati varie, e quasi infinite stragi di ogni genere. E già da guari nuovi coloni spedire soleano, per accasare nuovamente nelle città, ai quali davansi predì a coltivare, e luoghi per abitare; onde queste spedizioni di cittadini, e assegnazioni di campi appellavansi colonie. Del di costui avvicinamento dunque o questa, o quella qualsivoglia causa prendersi io stimo, benchè l’una sembri dell’altra più verisimile, pure vi poterono concorrere entrambe separatamente. Dipoi per lungo volger di anni la razza di questo Eliseo assai propagatasi, si rendette infine troppo numerosa. Appresso intervenne, che, abdicato l’avito suo nome, da Eliseo tra suoi primo abitatore di Firenze, tutti Elisei si cognominassero. Pertanto in questa illustre famiglia degli Elisei, molto dopo per ordine di successione, è fama, un grand’uomo e per ingegno, e per possanza esser nato, detto Cacciaguida, il quale per alcuni suoi gloriosi fatti militari sotto Corrado Imperadore pugnando, decorose insegne di milizia meritatamente riportò.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.