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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.djvu{{padleft:71|3|0]]ricordano. Perciocché dichiaralo soggetto a tal vizio da un certo fisonomista celebre di quel tempo, che dall’abito, e dalla forma del corpo le proprie inclinazioni, e le passioni dell’animo dice* va comprendere, e spiegare, tutti maravigliando, e beffandosi di lui, dicesi aver Socrate risposto, che retto era stato il giudizio di quello intorno sè, affermando troppo per natura sentirsi a libidine inclinato , e tuttavia aver cotale naturai tendenza non sólo colla modestia l’attenuto, ma del tutto vinto. Ben di rado, se non interrogato, Dante parlava, e non dicea cose inconsiderate, ma tratte come suol dirsi dall’imo petto, e che sembravan premeditale lungamente. Era si attento, ed assiduo nel!’ apparare le cose, che sin anco in mezzo a le. vie sen andava leggendo. Perchè meritamente potevasi dire ghiotto di libri, siccome di £atone scrivea Tullio. Dapoichè, come Catone, quantunque grave e sapientissimo, nella curia, pria che il Senato si raguuasse, a quando a quando legger solea j così quest’uomo singolarissimo di mezzo a le vie come dicesi, talvolta camminava leggendo.

Un certo vecchio uvendogli a caso offerto un libretto per rinnanzi/non veduto, vicin la bottega di un artista, si curioso, e attentamente lesselo, che dolcissimi, e varii suoni di più stromenli dalla lettura di quello non poterono, sia per poco distorlo; che anzi tutto scorselo, sebbene in quel momento festa solenne si celebrasse, giusta il costume della città, tutto il popolo Con ogni sorta di musicali stro-

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