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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.djvu{{padleft:77|3|0]]era, rilevolìa tanto, che per luì sembrava essere siala come rivocata da bando, dentro il patrio contine ricondotta, o piuttosto risorta dalle tenebre a luce; laddove (la tempo già secolare sì come estinta si giaceva.

E non solo il primo le diede nuovo giorno, ma bensì fé mirabilmente conoscere, poter colla dottrina ortodossa della nostra fede ben collimare; quasiché g)i antichi vati da un certo estro divino insperati abbian preconizzato la vera, f retta dottrina.

Oltre a ciò il-Divin poeta anche in maniera adoprossi, che agli eruditi piacessero i poemi, ed altresì agi’ idioti e plebei, presso cut flutto è velato e oscuro; e che colqro, t quali niente si sapesser di latino, non fossero digiuni a fiat lo di poesia.

Dante fu ancor d’alto aniio e generoso; poiché ardentemente desiderando la tornata in patria, tuttavia ’però ri tirar visi noìi volle, ohe per la grandezza del suo animo naturalmente egli rifuggiva a r unico mezzo, onde effettuarla. Imperciocché alcuni del suoi amici trp per lo singolare amore, che gli portavano, e per mostrar di-accogliere i suoi spessi prieghi, del suo ritorno in patria l’eran sommamente desiderosi; e.però con taluni capi de la città dji tutto impegno questa,Jbisogna avean trattato; ma qualunque loro maneggio sembrava tornar vano, se un qualche disdoro in somniessa, guisa ed abbietta ei non ne avesse patito; e questo eradi tal fatta, che dovea pria ridursi tutto a mansuetudine; poi a calde preci dai suoi atersarì implorar perdono; e preseti tarsi ancora di per sé per alcun le topo a le

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