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una parte del mio lavoro, inserta nel Giornale scientifico letterario per la Sicilia, dai più buoni cultori delle amene lettere, ei fecero buon viso, e vennero meco in sulle parole cortesi d’incoraggiamento, esternandomi sentimenti più forti, che una semplice approvazione. Onde di buon grado diedi opera a traslatare le altre due vite, quella cioè del Petrarca, e del Boccaccio; che assai mi cale ancor di nuova luce si accresca la memoria di sì valorosi padri della moderna letteratura. E quando tanto che il voglia, io per me non riesca a poterli gloriare, mi tornerà sempre ad onore il volerlo, e lo adoperarmene in parte; sendo che mi muove a un tanto laudevole desío ragion di riverenza, e gratitudine verso loro, che pur cospirarono a gloriosa fama de la nostra Sicilia. Perciocchè fu l’Alighieri il primo, seguito dal Petrarca, e da tutti quei, i quali ardentemente zelano per l’onor dell’Italia, che nel sno libro della volgare Eloquenza a noi Sicoli riferì l’epoca felice della fondazione del cortigiano volgare, ossia sermone italico, che nella nostra terra, pria che altrove, per la maestà di Federigo, e Manfredi, Principi d’alto cuore, e per l’opera de’ poeti prese in certo mode forza, gentilezza, armonia.

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