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Oltre alle cose già dette, èvvi nell’antica scrittura, che ora per me viensi a pubblicare, un cenno critico sul merito di ciascheduno dei tre sommi nostri poeti. Il Manetti nel tramandare a la posterità le più verididiche contezze dei costumi, delle opere, della vita di quest’illustri Italiani, volle benanche lasciarne profferito suo particolare giudizio, vicendevolmente comparandoli fra loro. In guisa che a molto senno ei dimostra, essere l’Alighieri agli altri due preferibile per virtù cittadine, e per altezza di sapere: andar Petrarca al di sopra di lui nella perizia delle latine lettere, e della storia: rimaner superiore e all’uno, e all’altro il Boccaccio nella conoscenza del greco soltanto, e nella toscana prosa. Siffatto parere del Manetti ho riportato in fine del presente libro, e l’ò del pari in volgare ridotto.

All’ultimo mi corre debito di venire brevemente sponendo i distintivi del nostro Codice. È desso un volume in foglio con indice brevissimo, e senza numeri: la carta è doppia: i caratteri vari secondo le diverse vite, cioè ànno talvolta del semi-gotico, talvolta del latino tondo, e di questa specie sono le tre, onde parliamo. Frequentissime sono, e difficili le abbreviature: spesso si veggo-

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