< Pagina:Vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.djvu
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quanto vi persistette, dal. che poi derivò ogni altra sqa lupe*

tugsa vicenda. E la stesso Tira boschi, cumecbè at tanto iofr tèa* bile ricercatore de le andate cose, pure di passagio rapporta esaer Dante GibellioQ., e nou di proposito, quando del libro de Monarchiadiseorrenefo, conclude , essere stato scritto intor- no a' dritti Impanali, e l'autorità de la Chiesa, come poteva appettarsi, da un Gibelhno, ohe dalla contraria parte ricono- sceva il suu esilia, e tutte le sue sventure e fuori di questo luogo, mi pare, noti mai più averne parlato nella vita di Dan- te. (Tjbaìoschj, st. della LeU. lui. Ed. di Firenze p. 489).

(ni) Dante è spedito a Roma oratore della concordia^ e que- sta par che sia, secondo il ngstro biografo, la cagione dell'imgiu del poeta da Fi reale, Nou c»jsÌ si ba dal Boccaccio, che nar- raci esserne scappato par tema dei suoi avversar), i quali siccome discorse voce por tutta la. cittì, gran moltitudine di ar-mat» avean dentro le loro case raccolto* Perché Dante, e tntt' i euoi collegati spaventatisi, ogni altro consiglio abbandonato, che.di fuggire, non cacciati da la città s' uscirono; ed in questo tem- po furono a pcreoue esilio dannati. Qui £1 d< uopo osservare che il Boccaccio, il quale molta ne lascia * desiderare nel rac- conto dei fatti sulla origine, ed il progresso de le sventure (M, nostro poeta, poi iu questa parte della uscita di lui dalla pa- tria disconviene dal Marietti, dall' Aretioo, e de, motti altri ac- creditati storaci delle cose di Dante.

, (rui) Nel manoscritto leggesi partim oppidumt che seconda giusta latinità , dovrebbe dirsi piuttosto partem oppidi t v tra- dursi parte di castello, n città ; ma a mio parere, è queata un' errore, dovendosi leggere, se mal non mi appongo, Protoni oppìdum; per eui -nel tradurlo mi sono attenuto al fatto del-*, là impromessa, che riguardò Prato, e noo altro.

(il) Questa è la prima copdauoa del nostro poeta; ma se fe- de vogliamo aggiuugere al pregevol. monumento trovato dal Senatore Bolognese-.Ludovico Savioli uet 1772 , un'altra più severa ne ammetteremo contro di lui, emessa dal Podestà dir Fi reo se in general consiglio' riunito, per U quale , se caduto

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