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Di quella terra che ’l Danubio riga
Poi che le ripe tedesche abbandona;

E la bella Trinacria, che caliga,
Tra Pachino e Pelero, sopra ’l golfo
Che riceve da Euro maggior briga,

Non per Tifeo, ma per nascente solfo,
Attesi avrebbe li suoi regi ancora
Nati per me di Carlo e di Ridolfo;

Se mala signoria, che sempre accora ec.:

PARAD, VIII. 31-73.

e segue quel cenno che recammo de’ Vespri di Sicilia. Giovane gentile e di liete speranze, quale ci è qui dipinto Carlo Martello, non è meraviglia che cercasse a conoscere, nè che conosciuto amasse Dante, giovane non dissimile da lui, e certo allora dei primi di Firenze. Di tre soli giorni fuvvi allora la dimora dei due Angioini. Ma partitine appena, venne nuova in città, apparecchiarsi i Ghibellini d’Arezzo a troncar loro la via in sulle terre di Siena; onde che i Fiorentini accorsero con ottocento cavalli e tremila pedoni ad accompagnarli, nè quei d’Arezzo ardirono più uscire all’incontro. Ebbe

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