< Pagina:Vita di Dante.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

di nuovo a vedere libero di quell’altra maggiore del perdersi studiando negli studii, dell’anteporre a poco a poco la vita contemplativa diventando indifferente, o, peggio, disprezzator dell’attiva. Non era egli letterato, come tanti, seduto a ciò ch’egli chiama il banco dello studio; e più che su questo, certo è che in sella e per le vie, per li campi e i monti e le valli, nacquero i pensieri delle opere di lui. Non sarebbero di ciò mestieri altre prove, che le tante descrizioni di luoghi particolari onde va ingemmato il Poema; ma vi s’aggiungono poi quelle d’ ogni qualità di paesi, ogni ora del giorno, ogni effetto di luce e di suono, e quasi direi ognuno di que’ fenomeni naturali che non s’ osservano mai se non da coloro che sanno vivere a cielo aperto. Solenne, principalmente, è la descrizione della sera del viandante al tocco dell’ Ave Maria:

Era già l’ora che volge il desio
Ai naviganti e intenerisce il core
Lo dì ch’ han detto ai dolci amici addio;

E che lo nuovo peregrin, d’amore
Punge, se ode squilla di lontano,
Che paia il giorno pianger che si muore.

PURG. VIII. 1-6.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.