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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Vivanti - Sorella di Messalina.djvu{{padleft:123|3|0]] razione nell’anima, gli davano un senso di nausea fisica, profonda, indescrivibile.

E lei, per distrarlo e placarlo, avrebbe insistito:

— Ma tu? Dimmi di te! Dove sei stato? chi hai visto?

Allora egli le getterebbe sulla faccia, come una denuncia, come un vituperio, il nome di Adriano Scotti.

E lei avrebbe mentito ancora e pianto e gridato; e la stanza sarebbe stata piena di proteste, di strida e di singhiozzi...

Ah, no! basta! Finito. Egli non la rivedrebbe più. Anche se non avesse dato ad Adriano la sua parola sacrosanta, non sarebbe tornato più a quella malefica creatura che spargeva intorno a sè la sventura e l’orrore. Finito!... finito!...

E Alberto si disse che il brivido che lo percorreva a questo pensiero era un brivido di gioia e di gratitudine; era la liberazione da un incubo, era il ritorno alla vita dai profondi abissi della perdizione.

Tremante, affrettando il passo come se qualcuno lo inseguisse, s’inoltrò per le strade silenziose; quasi correndo si ritrovò davanti alla stazione.

Sostò, smarrito. Dove andava? Dove sarebbe andato? Che importa! Prenderebbe il

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