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10 annie vivanti

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Ma avendo egli l’anima (e la professione) di impiegato di banca in un corpo di Giovane Werther, e non volendo compromettersi con una sconosciuta, firmò col nome di Alberto e diede l’indirizzo dello studio di lui, che era un pittore.

La signora nè buona nè bella nè giovane nè ricca rispose. Alberto aprì la lettera, si stupì, comprese, si sdegnò; ma non ne parlò con Piero. Piero da parte sua non ne parlò ad Alberto perchè il coniglio, quando qualcosa gli spiaceva, non era comodissimo a trattare. E quanto a Piero l’incidente si chiuse lì.

Alberto lesse e rilesse la lettera, ch’era breve.

«Stasera, ore nove. Giardino Ambasciatori. Abbiate una rosa in mano».

— Ridicolo! — mormorò Alberto, sgualcendo la lettera e gettandola in un angolo dello studio disordinato. — «Abbiate una rosa in mano!». Non sarò così idiota. — (Era il coniglio che parlava).

Tuttavia alle otto comprò una rosa (era la pantera che aveva il sopravvento). Però alle nove non andò agli Ambasciatori, bensì a sentire il concerto di Boasso al Balbo, spintovi dal coniglio.

Ciononostante alle dieci e un quarto andò agli Ambasciatori trascinatovi dalla pantera.

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