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144 | annie vivanti |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Vivanti - Sorella di Messalina.djvu{{padleft:148|3|0]]dere, cerca di comprendere che giorni terribili, che giorni di orrore e d’incubo furono quelli!
Il giovane non si mosse nè rispose.
— Egli mi sfuggiva... sentivo che mi sfuggiva ancor più che quando ci vedeva. Io ero ai suoi piedi, tremante e piangente, ma lui si chiudeva in una fortezza di silenzio e d’odio; si murava nella sua prigione di oscurità! Che cosa dovevo fare, io che l’amavo?... che l’amavo!
Alberto trasalì: quel grido d’amore per un altro uomo gli faceva orrore. Ebbe come in un lampo la visione di tutti gli amori di costei: di tutti gli uomini ai quali ella si era aggrappata urlando e piangendo, come ora s’aggrappava a lui, come ieri a Adriano...
La staccò da sè, con violenza.
— Basta! — gridò; — basta. Non voglio sentire più nulla. È inutile. È finita.
E scattò in piedi.
Ella lo seguì cogli occhi stralunati mentre egli s’aggirava febbrile per la stanza, radunando con gesti incomposti le cose sue, per uscire, per andarsene.
— Che fai? Che cerchi? — balbettò lei.
Egli si mordeva le labbra senza rispondere. Appariva a sè stesso ridicolo e compas-