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20 | annie vivanti |
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II.
— ... Non voglio chiamarvi «Alberto», — disse la signora, ricevendolo all’indomani in un salotto crepuscolare tappezzato di raso arancino. — Faccio troppa fatica a pronunciarlo. Vi chiamerò Giorgio.
— Sì, sì. Chiamatemi pure Giorgio, — fece Alberto che sentiva già di essere un altro uomo. — Ed io, come devo chiamarvi?
— Chiamatemi Raimonda, — disse la signora, offrendogli in una piccola tazza di giada un fluido rosato, di pungente effluvio e di una dolcezza d’idromele.
— Raimonda!... Che bel nome! — fece Alberto.
— Io non mi chiamo affatto così, — spiegò la signora; — ma cambio nome a seconda di chi è con me. Oh! quelle donne che sono sempre Maria, o Cecilia, o Caterina per tutti gli uomini indistintamente! Che banalità!... Io no. Io sono una donna diversa per ogni persona che mi avvicina. Per voi, io sono Raimonda.