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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Vivanti - Sorella di Messalina.djvu{{padleft:43|3|0]] sultava gli uomini, si pettinava come un apache, si profumava il fazzoletto coll’etere. Dipingeva con balda iattanza, sbattendo sulla tela delle spennellate sprezzanti e disdegnose.

E trattando così, con altezzosa villania, gli uomini, le donne e l’arte, si fece molto notare ed apprezzare.


Ed essa lo amò. Lo amò con frenesia ed estasi, con rapimento e strazio.

Ben presto venne l’epoca, come in tutti gli amori, in cui ella non volle più vedere nessuno all’infuori di lui; nè amici, nè amiche, nè conoscenze, nè estranei. Lo rinchiuse nella sua passione come in una fortezza, esigendo da lui il passato, il presente e l’avvenire, chiedendogli la rinuncia ai suoi ideali, alle sue aspirazioni, alla sua individualità.

Conobbero insieme l’acre tedio e la snervante dolcezza della perenne solitudine a due.

E la donna, talvolta, ne fu quasi soddisfatta.

Trop suffit — quelquefois! — à la femme!

Ma nei convulsi allacciamenti saliva sempre dal cuore di lei — macabro ritornello — il desiderio della morte.

La morte!... Quella parola come un funebre rintocco accompagnava in lei la voluttà.

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