< Pagina:Vivanti - Sorella di Messalina.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
...sorella di messalina 47

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Vivanti - Sorella di Messalina.djvu{{padleft:51|3|0]] peti d’erba nuova già costellati di primule e pervinche, io mi rinnamorerò di te, o mio giovane amante cittadino! che non ho mai veduto se non su uno sfondo di strade e di piazze, di portici e monumenti. Sei contento?

— Oh, peccato! — esclamò Alberto. — Perchè non me l’hai detto prima?

Il volto di lei si fece subitamente duro e ostile.

— Che cosa c’è? — chiese con la voce un poco aspra che Alberto di recente aveva imparato a conoscere e temere.

Egli trasse con riluttanza la lettera di tasca.

— Vedi... è la mia gente che mi scrive...

E le porse il foglietto.

Ma Raimonda aveva voltato il capo ed egli non le vedeva che la sottile e rigida linea della guancia e del mento.

— Leggi, dunque! — insistè — leggi ciò che mi scrive la mia famiglia. — E per ammansarla si chinò a baciarle i capelli ondulati e profumati, ritoccati all’henné.

Ella ritrasse di scatto il capo come una viperetta che voglia mordere.

— La tua famiglia! la tua famiglia!... non seccarmi l’anima con la tua famiglia.

Alberto tremò. Sentì una vampata d’ira salirgli dal cuore alla fronte.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.