< Parte seconda del Re Enrico IV
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William Shakespeare - Parte seconda del Re Enrico IV (1598)
Traduzione dall'inglese di Carlo Rusconi (1858)
Prologo
Interlocutori Atto primo

ENRICO IV



PROLOGO



Warkworth. — Dinanzi al castello di Northumberland.

Entra la Fama colle vesti dipinte a mille lingue.

Fam. Aprite le orecchie: perocchè chi di voi vorrebbe chiuder l'organo dell’udito, allorchè parla la Fama? Son io, che dall’Oriente fino agli abissi dell’Occidente, cavalcata all’ala degli Aquiloni, dichiaro continuamente i fatti di questa terra. Continuamente le menzogne nascono dalle mie cento lingue; io so annunziarle in tutti i varii idiomi, e con fallaci racconti empio le orecchie degli uomini! Io parlo di pace, mentre l’odio palliato sotto il sorriso della fiducia immola le sue vittime; e chi altri che me spiega dinanzi agli occhi l’apparecchio temuto degli eserciti, intantochè l’anno gravido d’altri mali, non sembra portar nei suoi fianchi che il mostro feroce della guerra? La Fama è un flauto a cui vien dato voce dai sospetti e dall’invidia; la sua imboccatura e le sue chiavi sono così facili, che il mostro brutale dalle mille teste, l’incostante e pazza moltitudine, può a suo grado cavarne tutti i suoni. Ma che bisogno ho io di definire la mia persona, qui in mezzo alla mia propria famiglia? Perchè la Fama si trova essa in questo luogo? Io corro davanti alla vittoria del re Enrico, che nelle pianure cruenti di Shrewsbury ha atterrato il giovine Hotspur e i suoi guerrieri, spegnendo il fanale della rivolta nel sangue dei ribelli. Ma che! Comincierò coi dire una verità! Mio ufficio è piuttosto il bandire che Enrico Monmouth è caduto sotto la spada furiosa del nobile Hotspur; che il re stesso ha chinato basso quanto il sepolcro la sacra sua testa dinanzi alla rabbia di Douglas. Ecco le voci che ho diffuse per la città rusticane che stanno fra queste regie pianure di Shrewsbury, e i baluardi ruinosi di quella fortezza demolita dagli anni, in cui il padre di Hotspur, il vecchio Northumberland, simula un’infermità. Messaggeri dietro messaggeri giungono, e s’incalzano, e tutti recano quelle stesse novelle che appresero da me. Echi delle lingue della fama, essi narrano menzogne perfide e piacevoli, ma più funeste che verità dolorose. (esce)




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