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XLIV.
CONVENTO IDEALE
Io voglio farmi un piccolo convento,
Lontano, solitario, in riva al mar;
Colà, pieno di sole, in mezzo al vento,
4Starò lieto e tranquillo ad invecchiar.
Sarò il padre prior de’ miei peccati,
E una regola nuova inventerò;
I miei pensosi e pallidi affigliati
8Senza scelta di sesso annicchierò;
Primo l’Orgoglio; — sarà un frate austero,
Sarà padre guardiano e consiglier;
Da molt’anni è abilissimo al mestiero:
12Prender la gente a calci nel seder.
Poi l’Accidia, l’Accidia anima pia,
Soave primogenita del ciel;
E verrà spesso nella stanza mia
16Perchè le aggiusti sulla faccia il vel.
Poi la Lussuria; — le darò un altare
Tutto per lei, tutto profumi ed or!
Sera e mattina, senza mai posare,
20Dovrà cantarmi l’Angelus nel cuor.
Porrò l’Invidia accanto al cimitero,
E in refettorio la Gola porrò;
Schiavo del corpo e schiavo del pensiero,
24Perennemente le visiterò.
Tu, Avarizia, starai sul campanile
Giorno e notte, o pudica, a mormorar:
Qui abbiam l’azzurro, la manna e l’aprile,
28Son rime e strofe e non le voglio dar!
Condurrò l’Ira anch’essa al mio convento,
Ma per poco, la scarna, vi vivrà;
Le innalzeranno in chiesa un monumento,
32Ove il Priore a ridere verrà.
Immemore così del calendario,
Starò in riva del mare, in mezzo ai fior,
Nel convento lontano e solitario.
36E sulla porta sarà scritto: Amor.