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Vespri

XXXIII.
ALLA POVERELLA DELLA CHIESA
Vespri - A un feto Vespri - A Vittor Hugo

XXXIII.


ALLA POVERELLA DELLA CHIESA





Elemosina a lei, la poverella
     Che un dì fu bionda, giovinetta e bella.

Fulgida, allor, le garrule barriere
     4Correvi in caccia di pupille nere,

Questuando il sorriso e la carezza
     Benedicendo i cenci e l’allegrezza....

E forse ancora qualche vecchio amico,
     8Dalla febbre e l’età fatto pudico,

Ti getta il soldo fra le vecchie coscie,
     Ed entra in chiesa, e non ti riconosce!

Elemosina a lei che, a mane e a sera,
     12Vaga in sogni di fame e di preghiera.


Come gli affreschi rosi e scolorati,
     Come i fior che i devoti han condannati

A intisichir di noia e di fetore
     16Fra le candele dell’altar maggiore;

Come tutto che langue, o manca o fugge,
     Tutto che il tempo invola, e l’uom distrugge,

O vecchia cieca tu sei sacra e buona,
     20E ben giri quaggiù la tua corona.

Elemosina a lei che a mane e a sera
     Vaga in sogni di fame e di preghiera.

Chi, contemplando i mistici destini,
     24Ama gli astri del ciel nei fiorellini;

Chi sente, al mar dei secoli curvato,
     L’avvenir ricongiungersi al passato;

Chi abbandona, oltre il mondo, il crocefisso,
     28Non entra in chiesa, ma ti guarda fisso,

E l’ignoto Signor nel tuo lo vede
     Occhio pieno di morte, e pien di fede.

Elemosina a lei, la poverella
     32Che un dì fu bionda, giovinetta e bella.

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