< Pensieri (Leopardi)
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I III

II.

Scorri le vite degli uomini illustri, e se guarderai a quelli che sono tali, non per iscrivere, ma per fare, troverai a gran fatica pochissimi veramente grandi, ai quali non sia mancato il padre nella prima etá. Lascio stare che, parlando di quelli che vivono di entrata, colui che ha il padre vivo, comunemente è un uomo senza facoltá; e per conseguenza non può nulla nel mondo: tanto piú che nel tempo stesso è facoltoso in aspettativa, onde non si dá pensiero di procacciarsi roba coll’opera propria; il che potrebbe essere occasione a grandi fatti; caso non ordinario però, poiché generalmente quelli che hanno fatto cose grandi, sono stati o copiosi o certo abbastanza forniti de’ beni della fortuna insino dal principio. Ma lasciando tutto questo, la potestá paterna appresso tutte le nazioni che hanno leggi, porta seco una specie di schiavitú de’ figliuoli; che, per essere domestica, è piú stringente e piú sensibile della civile; e che, comunque possa essere temperata o dalle leggi stesse, o dai costumi pubblici, o dalle qualitá particolari delle persone, un effetto dannosissimo non manca mai di produrre: e questo è un sentimento che l’uomo, finché ha il padre vivo, porta perpetuamente nell’animo; confermatogli dall’opinione che visibilmente ed inevitabilmente ha di lui la moltitudine. Dico un sentimento di soggezione e di dependenza, e di non essere libero signore di sé medesimo, anzi di non essere, per dir così, una persona intera, ma una parte e un membro solamente, e di appartenere il suo nome ad altrui piú che a sé. Il qual sentimento, piú profondo in coloro che sarebbero piú atti alle cose, perché avendo lo spirito piú svegliato, sono piú capaci di sentire, e piú oculati ad accorgersi della veritá della propria condizione, è quasi impossibile che vada insieme, non dirò col fare, ma col disegnare checchessia di grande. E passata in tal modo la gioventú, l’uomo che in etá di quaranta o di cinquant’anni sente per la prima volta di essere nella potestá propria, è soverchio il dire che non prova stimolo e che, se ne provasse, non avrebbe piú impeto né forze né tempo sufficienti ad azioni grandi. Così anche in questa parte si verifica che nessun bene si può avere al mondo, che non sia accompagnato da mali della stessa misura: poiché l’utilitá inestimabile del trovarsi innanzi nella giovanezza una guida esperta ed amorosa, quale non può essere alcuno così come il proprio padre, è compensata da una sorta di nullitá e della giovanezza e generalmente della vita.

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